III Duchess of Cantershire

Kelly Cavendish

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Analisi dell’accettazione nel campo di distorsione della realtà

2025-07-06 23:00

Kelly Cavendish

Riflessioni,

In questa sera di piaceri mentali mi trovo a voler indagare la natura dell’accettazione umana, quale meccanismo risolutivo del campo di distorsione de

In questa sera di piaceri mentali mi trovo a voler indagare la natura dell’accettazione umana, quale meccanismo risolutivo del campo di distorsione della realtà. Possiamo definire accettazione quel processo per il cui tramite arriviamo a prendere consapevolezza di certe dinamiche o realtà, arrendendoci così allo stato di fatto.

 

Nel proseguo, che è la vita di ognuno di noi, tutti quanti ci illudiamo di qualcosa o vogliamo negare a noi stessi qualche realtà che ci provoca sofferenza. Ciò è quello che a me piace chiamar campo di distorsione della realtà, in cui il modo in cui noi percepiamo la realtà non viene più filtrato in modo pseudo-oggettivo, ma la realtà viene distorta per assecondare il nostro desiderio, la nostra volontà o aspettativa.

 

Quando questo meccanismo prende piede, non abbiamo un criterio sensato: la natura interpretativa di quello che vediamo si adatta per dare forma alla nostra visione delle cose, e finiamo per non considerare gli eventi in modo logico. Tendiamo a sottostimare o sovrastimare ogni cosa che contribuisce ad alimentare questa nostra volontà.

 

Anche qui – come in altre riflessioni già esposte – mi verrebbe da dire che questo campo di distorsione è una manifestazione dell’ego, tendente magari al narcisismo, perché favorisce la conferma di una visione di sé e del mondo funzionale al proprio benessere, per quanto riguarda l’interpretazione facilitatrice delle dinamiche che seguitano essere propizie per ciò che è a noi consono. Ovvero: sì, il nostro super ego ci spinge ad una non considerazione sfavorevole per il divenire di quello che vorremmo accadesse, in quanto tale scenario negativistico non è probabile che accada, perché siamo troppo desiderabili – mi verrebbe da dire, anche se limita il contesto a una mera trattazione attrattiva o estetica – ma il campo d’applicazione include qualsiasi dinamica, anche se forse l’esemplificazione concreta potrebbe rendere di più facile comprensione la natura del mio pensiero.

 

Per quanto concerne la natura distorsiva protratta al fine di sottovalutare un evento negativo, il campo di distorsione è un operatore tale per cui la natura della criticità che stiamo vivendo viene filtrata, e di conseguenza vissuta in modo più leggero, quasi a volerla spogliare d’importanza per sollevarci da eventuali responsabilità che si debbono concretizzare con azioni dirette per risolvere tale criticità. Qui non mi verrebbe da dire che è un fallimento dell’ego, quanto più una debolezza strutturale a livello psico-cognitivo, ossia il livello d’impegno e di sforzo che dovremmo adoperare per farci carico delle nostre responsabilità al fine di creare una strategia d’uscita. La natura umana, però, è avvezza alla semplicità e all’immediatezza, per cui è più facile evitare il problema che doverlo affrontare.

 

Indagata, quindi, la natura del campo di distorsione, arriviamo ora alla natura dell’accettazione. Perché è così difficile accettare una realtà di fatto? La risposta è da ricercarsi in quanto abbiamo detto poc’anzi. La natura del fallimento del nostro ego è quasi una violazione innaturale della nostra integrità, così come lo è quella della consapevolezza della nostra debolezza. L’accettazione è un meccanismo difficile da adoperare, non tanto perché è difficile prendere atto di una determinata realtà, quanto più perché è difficile ammettere a noi stessi la natura dell’errore sistemico che abbiamo compiuto.

 

È doveroso domandarsi, a questo punto, quando la matrice accettazione interviene per spezzare l’artificio del campo di distorsione della realtà: è un’evoluzione naturale? Una forzatura mentale? O è la risposta di un evento di portata tale da dover ridefinire ciò che percepivamo? Quale determinate gioca la consapevolezza in tutto questo?

 

Arrivando alla conclusione di questa riflessione, mi viene da rispondere che l’accettazione abbraccia simultaneamente tutte le domande poste, in quanto può essere un’evoluzione naturale per cui la staticità della situazione porta a una ridefinizione dei processi tramite i quali filtriamo e percepiamo la realtà, ma può essere anche una forzatura derivata da una nuova consapevolezza per la quale il sistema supera l’omeostasi a cui eravamo abituati, in modo non dissimile dall’opzione appena teorizzata. Eventi di portata non irrilevante, come un trauma o una qualche sorta di epifania, possono indurci a riconsiderare la nostra visione delle cose, portandoci a un’accettazione quasi profetica delle situazioni che viviamo.

 

Dulcis in fundo, la consapevolezza gioca un ruolo cruciale in qualsiasi ambito sociologico o psicologico, in quanto evita direttamente di intercorrere in dinamiche distorsive dai pronostici velleitari. Ovviamente è una proprietà che va coltivata, forse a volte è anche innata, ma quando si prende – o si ha già – consapevolezza delle cose, la risultante è molto più semplicistica. La consapevolezza permette una migliore articolazione di quello che è il da farsi, di quello che è il proprio vivere, e alla fine accettare le cose viene molto più facile perché ne si ha più padronanza.

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