Più ci speri, e più affondi. Così smetti di provarci, lasci andare le cose – e come vanno, vanno – così, un pensiero riflessivo può trasformarsi in tagli profondi dell’anima. Negli occhi degli altri vedrai specchiarti quel riflesso di lontano, che si infrange sulle rive dell’incomprensione. Hai tumulato i tuoi silenzi dietro falsi sorrisi, sperando che potessero renderti vero. Ma nel silenzio, quale dono del mondo, hai udito solo l’acuirsi della tua disperazione. Questo è uno dei tanti motivi per cui è meglio guardare morire fantasie deterministiche, che hanno l’abbrivio per poter diventare realtà disseminanti caos. «Vivo nella privazione, perché di tanto anelo, fuorché della tua dissoluzione. Anche quando il moto dell’universo giungerà a più miti considerazioni, chi, di deboli virtù, la propria essenza avrà plasmato, per quel amaro cappio dorato, vedrà penzolare, inerme, il proprio io incosciente. Ma forse ciò che di bello ha, questa amara fine, è che, in fondo, non ti riconoscerai come l’artefice di tutti i tuoi guai. Ma io, che impassibilmente avrò snodato ogni trama del tuo io celato, vedrò già di lontano ciò che, a te, risulta così cieco da vicino. E, con gli occhi della resa, vedrò la tua ragion contesa tra l’umano divenire e il tuo martirio brandire. Così, anche quando ogni afflato stanco avrà taciuto, potrò dirti di vederti dentro, ma ciò che specchierai di te sarà la parte che più odierai di me, perché odierai la tua natura, e ne cagionerai a me ogni imputazione. Così, perché dovrei io tendere questa mano a un pensiero così umano, per dover morirne anch’io con esso? Forse chiedi a me ciò che non puoi chieder, tuttalpiù, a te stesso, ma dei miei fati non lascio che si giochi a dadi, con occhi bendati. Perciò, riguardati con parsimonia dal dover disincantare il mio più profondo e viscerale senso di abnegazione. Non sempre ciò che abbiam desiderato è un bene per la risultante del nostro faticoso operato.» Più ci speri, e più affondi. Così, l’amarezza diventa una costanza, dalla quale risulta difficile scostarsi.